… NEI DINTORNI DI RESIDENZA AUREA

OFFIDA

Il Palazzo Comunale (XI-XII sec.) uno dei più belli della Regione, mostra nella sua splendida facciata una fila di suggestivi merli a coda di rondine, alzando lo sguardo, la Torre dell’orologio, oggi rispettosa nella sua bellezza, anticamente utilizzata dagli offidani anche come carcere per i condannati a morte. L’elegante portico quattrocentesco situato al pianterreno, e la loggetta superiore sorretta da una fila di colonnine in travertino al primo piano, completano la facciata del Palazzo Comunale. Poco distante dall’abitato, imponente e fiera, circondata da una magica atmosfera, custode austera dei segreti e delle virtù di questo paese, la Chiesa di S. Maria della Rocca è la prova tangibile dell’eleganza e dello splendore di cui i monaci Benedettini si circondarono. In stile romanico-gotico, è il monumento più significativo dal punto di vista architettonico. Fu costruita nel 1330 sulle fondamenta di un castello longobardo.

IL CARNEVALE di OFFIDA

Offida mostra il suo lato più goliardico e selvaggio nei festeggiamenti del carnevale. Il carnevale di Offida ha qualcosa di sacro, forse di mistico, per come è sentito e vissuto dagli offidani. Prepararsi al carnevale, vuol dire prepararsi ad un rito, entrare in uno stato d’animo che accompagna la gente di Offida non solo nel momento in cui indossa il “guazzarò” il tipico costume carnevalesco, ma molto tempo prima. Due le manifestazioni più folkloristiche, “Lu Bov Fint” che si festeggia il venerdì grasso, ed i “ Vlurd”, che si festeggiano il martedì grasso.

IL MERLETTO A TOMBOLO

Offida, placida nelle sue piazze e fra le sue chiese, conserva e tramanda, all’ombra dei vicoli, sugli usci delle case in primavera, nella mirabile maestria delle sue donne, l’antica tradizione della lavorazione del merletto a tombolo con fuselli.

RIPATRANSONE

A questo splendido borgo, arroccato sopra le colline, nel XVI sec. fu dato l’appellativo di “baluardo del Piceno”, per il fatto che la sua particolare posizione lo rendeva una torre d’avvistamento d’eccezione oltre che un luogo quasi inaccessibile. Il Palazzo Comunale, imponente nella sua bella struttura, fu costruito nel sec. XIII, completamente riedificato nel sec. XVII oggi ospita al suo interno la Biblioteca e il Museo Archeologico, che custodisce più di tremila pezzi. La Pinacoteca Civica si trova all’interno del Palazzo Bonomi-Gera e ospita artisti di epoche diverse, con opere dei contemporanei come Pericle Fazzini e Arnoldo Ciarrocchi e dipinti su tavola di Vittore Crivelli (XV sec.) o Vincenzo Pagani.

Il cavallo di Fuoco

La secolare storia degli abitanti di questo paese viene celebrata ogni anno con una manifestazione pirotecnica tra le più antiche d’Italia, il Cavallo di Fuoco, le cui origini risalgono al 1682, quando si celebrò per la prima volta nel giorno del 10 maggio, data dell’incoronazione della Madonna di S. Giovanni. In paese, nella prima domenica dopo Pasqua, viene condotto un cavallo realizzato in lamiera su cui vengono sistemati bellissimi fuochi pirotecnici: quando le sapienti mani dei fuochisti danno il via allo spettacolo, il cavallo infuocato viene fatto girare per piazza Condivi e sotto il Duomo regalando dei momenti emozionanti non solo a tutti i ripani ma anche alla folla di turisti che negli anni affluiscono sempre più numerosi al tanto atteso evento.

ASCOLI PICENO

Ascoli è sempre una sorpresa, un incontro inatteso. La meraviglia è il sentimento più comune vissuto da chi per la prima volta supera le sue porte d’accesso, i suoi ponti per entrare nella città delle cento torri. Le origini della città sono molto remote, agli ascolani piace dirsi più vecchi di Roma, e probabilmente è vero se si pensa che un primo insediamento potrebbe essere stato quello di giovani Sabini provenienti dal Lazio, guidati nel loro commino da un picchio, uccello sacro a Marte. Piceno sarebbe la derivazione etimologica di Picus, cioè picchio. Il simbolo di Ascoli è infatti il picchio.

Un consiglio che vi diamo è quello di iniziare la vostra visita da piazza Arringo, anticamente nella piazza venivano tenute le assemblee popolari, con probabilità a ciò è dovuto il suo nome.

A pochi metri da Piazza Arringo troverete Piazza del Popolo,la bellezza della piazza, la rende una delle più suggestive d’Italia. In essa domina la pietra locale, quel travertino dal colore bianco che il tempo rende unico. E così, l’imponente facciata del Palazzo dei Capitani, mostra il meglio di se di fianco all’ingentilito Caffè Meletti, tutto ornato e splendente. Questa piazza è un gioco di rimandi, da un secolo all’altro, da una storia all’altra, basta soffermarsi sulle bifore, su una targa murata che conserva una scritta. Entri in piazza e gli dai del tu, ti giri e rigiri, ti guardi intorno, curioso e rapito, fino a che capisci che le proporzioni, gli sfondi, le aperture, gli scorci, sono lì per te e tu per loro, così per un istante il tempo non è più tempo, ma qualcosa di simile ad un abbraccio. Storico centro cittadino, luogo d’incontro e vezzi, Piazza del Popolo deve la sua attuale omogeneità architettonica ad un lungimirante ed unitario progetto di risistemazione dello spazio attuato nel cinquecento, il secolo delle divine proporzioni che si sostituì ad un preesistente disuniforme agglomerato di casupole e botteghe artigiane.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO

Nell’attuale conformazione del territorio provinciale, San Benedetto è un centro economico di importanza primaria ed il secondo polo urbano dopo quello di Ascoli Piceno. Sarebbe sbagliato pensare a questa città di mare come priva di storia, al contrario, appare interessante conoscere le radici della sua nascita ed evoluzione al fine di comprenderne oggi l’inclinazione marittima, che non può non venire da lontano.

 Le incursioni, le emigrazioni, le immigrazioni, i rapporti con le popolazioni trans adriatiche, sono tutti elementi di una storia che ci serve per comprendere come poi nei secoli a venire, questo piccolo borgo, abbia avuto una espansione così importante, assumendo sempre più i tratti distintivi di una “ città aperta” abituata agli scambi, ai commerci, punto di riferimento per molti comuni del piceno. La viabilità costiera resa ormai più sicura e agevole, fa di San Benedetto uno snodo importante di collegamento tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli. Le nuove prospettive di lavoro, il mare come mezzo di sostentamento, spingono così nell’Ottocento la comunità arroccata nel piccolo borgo, a scendere verso il mare, ciò grazie anche alle bonifiche che avevano reso vivibili luoghi malsani e pericolosi, sottratti al mare. Case costruite con paglia e argilla furono le prime dimore dei pescatori. Nel 1851 la cittadinanza contava 5351 abitanti, nel 1863 fu costruita la linea ferroviaria adriatica che rappresentò un momento storico per tutto il territorio, negli stessi anni aprivano i primi stabilimenti balneari declinando la vocazione di città turistica di San Benedetto. Nel 1896 un regio decreto concede a San Benedetto l’attributo del Tronto.

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